Non è mai troppo tardi

A volte ci facciamo trasportare dalla vita senza soffermarci su ciò che ci appaga veramente.

Durante la lettura di un libro relativo alla produttività e alla gestione del tempo, argomento apparentemente legato all’emisfero razionale, ho provato un’emozione inaspettata e imprevedibile, difficile da spiegare a parole. Mentre leggevo la pagina 172, una forza più grande di me mi ha letteralmente immobilizzato: non ho potuto far altro che accettare la resa, fermarmi e decidere di addentrarmi in una profonda riflessione.

Per quasi due giorni sono girate nella mia testa e nel mio corpo queste cinque righe che ora ovviamente riporterò e commenterò.

  • Vorrei essere stato capace di rendermi più felice
  • Vorrei essere rimasto in contatto con i miei amici
  • Vorrei aver avuto il coraggio di esprimere di più i miei sentimenti a me stesso
  • Vorrei non aver lavorato così duramente
  • Vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele ai miei principi non quella che gli altri si aspettavano da me
Questi sono i cinque rimpianti più grandi che un’infermiera australiana, dopo anni di lavoro in case di cura pubbliche e private, ha raccolto da pazienti in fin di vita e che poi ha pubblicato nel suo libro “Vorrei averlo fatto”.

Tutti e cinque i punti hanno un minimo comune denominatore, ovvero sono frasi enunciate in prima persona con “vorrei”, quindi un rimpianto assolutamente personale.

Questo significa che ognuno di noi nella vita ha acquisito la cattiva abitudine a portare l’attenzione fuori di sé e rincorrere situazioni che probabilmente non fanno parte del proprio essenziale, di quello che si desidera davvero.

Inoltre, come possiamo vedere dalla semantica, il verbo volere è coniugato in “vorrei”, e qui la mia immediata riflessione mi induce a percepire che questa parola evoca un limitatissimo senso di possibilità.

Intendo soffermarmi su due aspetti: il primo è fare una distinzione tra vorrei e voglio, capire cosa significano queste due parole a livello somatico nel momento in cui le pronunciamo.

Come seconda riflessione intendo commentare il rimorso più comune ovvero “vorrei aver avuto il coraggio di vivere una vita fedele ai miei principi non quella che gli altri si aspettavano da me.

Partendo da quest’ultima frase possiamo intuire che l’essere umano, solo alla fine dei suoi giorni, realizza di non essersi mai fatto le domande giuste e utili a riconoscere quali fossero i principi necessari a vivere in coerenza con sé stesso, ma si è limitato a disperdere energia cercando strade che potessero accontentare le persone care o addirittura sconosciute per una “gratificante” pacca sulla spalla o per 4 risparmi in più da parte.

Sicuramente il coraggio di vivere è un qualcosa che va costruito, non nasciamo con il libretto d’istruzioni e soprattutto la vita è imprevedibile per ognuno di noi, quindi dobbiamo modificare, rivedere la nostra direzione a seconda di quello che succede includendo gli imprevisti ma con la nostra originalità sempre presente.

Ognuno di noi pensa di avere una vita troppo piena, di non avere tempo di fermarsi e domandarsi cosa vuole veramente e che sia sempre troppo tardi per fare un viaggio introspettivo, a qualsiasi età.

Io dico: “non è mai troppo tardi”. L’ho sperimentato su di me e sulle persone con cui ho lavorato.

Mi riallaccio a VORREI E VOGLIO, qui la distinzione sembra minima ma a livello cognitivo stiamo parlando di due mondi completamente diversi.
Nel momento in cui verbalizzo “vorrei…” rimane tutto nella mia mente e non parte nessuna azione di cambiamento, se invece conosco “cosa voglio” avrò 100 volte tanto la possibilità di andarmelo a prendere.

Esattamente, hai colto perfettamente, serve chiarezza di COSA VUOI, se sei interessato a scoprirlo contattami valuteremo insieme se questo percorso di coaching one to one ti consente di accelerare il tuo processo di trasformazione.

Il tempo è prezioso!

Il tempo è prezioso!