La mia prima intervista

Beh, che dire… esperienza totale!

Sono incredulo e nello stesso tempo felice.

Esattamente quella felicità non misurabile con la mente ma che si sente e basta, proprio come quella che ho provato a descrivere in questa magica intervista.
Ovviamente non avevo la minima idea di cosa significasse rispondere a delle domande davanti a uno schermo, ero inquieto, emozionato e come tutte le prime volte ci si sente un po’ strani, disorientati, credo sia normale, ma c’è un “ma”.

Andiamo con ordine.

L’argomento che devo trattare è la performance: parlerò di uscire dai nostri schemi, e proprio io come posso passare il messaggio se non sono al top?
Userò parole semplici per spiegarlo, come fosse la telecronaca allo start dei miei 100 mt da correre.
20 secondi prima dello sparo mi passano davanti 100 cose da dire e come dirle, dieci secondi dopo mi sono connesso alla mia posizione migliore e istantaneamente lascio andare il controllo, l’ansia da prestazione, la paura di non far bene e decido somaticamente di affrontare le incognite con coraggio e voglia di far uscire quello che conosco, affidandomi semplicemente alla natura delle cose.

Inizio a verbalizzare al meglio i miei pensieri e le mie sensazioni, come se non ci fosse un domani.
Questa corsa dei 100 metri si trasforma gradualmente in un viaggio itinerante, ogni domanda è uno scorcio da godersi, da fotografare, ogni argomento serve ad ispirarmi e a connettermi alla domanda successiva e così via, è un viaggio che sto annotando sul mio diario di bordo attimo dopo attimo.

La situazione è bizzarra perché non serve scrivere.

Stiamo registrando quindi anche quello schermo che mi sembrava freddo diventa la carta e la penna del mio diario.
Gran parte di questa fluidità di conversazione avviene grazie alla straordinaria professionalità e umanità di Andrea Baldini, il capitano della nave “Venti”: non una parola in più, non una parola in meno, una cadenza perfetta. Riesce ad adattare il ritmo ai miei tempi in una sorte di relazione professionale, come se ci conoscessimo da anni: sembrava di chiacchierare a cena davanti a un buon bicchiere di vino, davvero incredibile.

Questa è un’esperienza che ha segnato un passaggio importante della mia vita, sono come quei treni che si prendono senza pensarci troppo, quasi con incoscienza, come se fossi un ragazzino curioso che mette sul piatto tutto senza avere nulla da perdere.

È un modo di vedere le cose che fino a qualche anno fa per me sarebbe stata pura follia, eppure il treno l’ho preso e sono soddisfatto di averlo fatto.
La tratta è durata circa 27 minuti che sono volati proprio come succede quando ci si gode le esperienze: il tempo è passato come quello dei bambini che giocano.
Per me è stato davvero sfidante salire su quel treno ed invito tutti coloro che mi stanno leggendo
a non lasciarli andare i treni perché quando ci sali, guardando fuori dal finestrino, vedi situazioni dinamiche in movimento che danno energia al corpo, che ti portano a prendere un altro treno, a scoprire nuove stazioni e avanti cosi: forse questa è la ricerca della felicità.

Il tempo è prezioso!

Il tempo è prezioso!