Se avete già letto qualcosa sul blog, saprete che appena posso dedico parte del mio tempo a fare delle profonde riflessioni tra me e me riguardo frasi storiche e poi scrivo le mie impressioni cercando di trasferire il mio pensiero per condividerlo; in questo caso vi riporto cosa scrisse Tucidide (storico e militare ateniese) riguardo il coraggio:
“Il segreto della felicità è la libertà, il segreto della libertà è il coraggio”
Le forme di coraggio sono molteplici, ognuno di noi ha le proprie, spesso neanche ne siamo consapevoli. Dipende tutto da come filtriamo il mondo e le persone attorno a noi, dipende dal nostro stato d’animo in quel preciso momento: ogni volta lo facciamo in modo diverso perché l’ambiente cambia in continuazione, non è mai uguale e noi anche.
Spesso si associa il coraggio a quanto sei bravo ad “affrontare” una situazione pericolosa, ad essere leader, a far valere la tua dominanza, a farti rispettare facendo la voce grossa gonfiando il torace per andare in reazione a qualcosa o qualcuno e dimostrare quanto impavido sei… ma magari in realtà internamente stai tremando come una foglia, insomma hai paura di non avere coraggio.
Voglio mettere vicino due parole molto simili a livello di lettere ma profondamente diverse come significato, ovvero reazione e relazione. Qui sta a mio avviso il punto nodale della questione: se intendo tirar fuori il mio coraggio solo in reazione a qualcosa, ad una situazione di “pericolo”, non sarò mai perfettamente lucido.
Sarò in una configurazione di “sopravvivenza”, di “graffia e fuggi”, mentre personalmente ho scoperto che se in quelle situazioni provo a mettermi in relazione con il “nemico” potrei addirittura riuscire a trasformarlo in alleato.
La chiave di tutto per me è stata imparare a conoscere ed offrire la mia vulnerabilità. Si, avete letto bene. Ho imparato che per essere coraggiosi è davvero necessario spogliarsi degli schemi costruiti negli anni, dalla corazza che indossiamo e che limita i nostri sensi.
Guardare in faccia la realtà, entrandoci in relazione, aiuta a sentire qual è l’azione migliore da fare in quell’istante; solo quando funziono così sono libero, felice e coraggioso.
Il coraggio per me è come una musica: ognuno deve trovare il suo “sound giusto”. Non esistono spartiti uguali per tutti.
Per quanto mi riguarda la musica che fa più rumore non è quella giusta per me. Anzi, di quella musica non mi godo i particolari, le note, le pause, i silenzi, le reazioni somatiche che si trasformano in emozioni.
Per me il “suono del coraggio” è il piacere che percepisco quando, in una situazione rischiosa, riesco a restare lucido e sentire tutti gli stimoli che mi arrivano mentre a partire dalla mia vulnerabilità entro in “modalità coraggio” e come un chitarrista davanti a migliaia di persone a un concerto, senza paura di sbagliare, inizio il mio riff con libertà e felicità, godendomi tutto il momento che sto vivendo.
Questa la mia esperienza. E per voi? Qual è il suono del vostro coraggio? Avete imparato a riconoscerlo? È invece la paura a vincere?
Raccontatemi nei commenti la vostra esperienza. Oppure se preferite scrivetemi privatamente al mio indirizzo e-mail info@andreabarbieri.me. Sarò lieto di rispondervi!
15 Aprile 2021, 11:46
Ciao Andrea,
ti leggo con piacere da alcune settimane e sto trovando nei tuoi articoli alcuni spunti di riflessione molto interessanti.
Anche questa volta non sono rimasto deluso e la tua riflessione mi ha stimolato.
Accolgo quindi il tuo invito e ti racconto la mia esperienza: mi sembra che oggi la parola coraggio sia “abusata” come molte parole che evocano reazioni di “pancia” per le persone.
Sinceramente guardando alla mia esperienza non so dire se e quando il mio fare si possa considerare coraggioso (forse perchè non ho ancora capito bene qual’è il mio sound): so quando ho fatto il mio dovere anche quando costava fatica, quando ho deciso di parlare per dire la mia opinione anche quando la mia opinione non era la più popolare o la più piaciona, so quando mi sono fatto avanti per prendere una “patata bollente” sul lavoro o nella vita… so anche quando non ho fatto tutto questo. Sicuramente sono stato bene anche quando agire mi è costato qualcosa.
Oggi sinceramente sento parlare un po’ troppo di eroismo, quando essere eroe mi sembra soltanto assomigliare a quello che ho semplicemente sentito di dover fare in quella situazione. E’ coraggio questo? Forse di questi tempi si. Forse fa notizia fare quello che si deve fare. In ogni ambito di vita e di lavoro. E questo non mi piace.
Grazie mille!
Marco