IL SILENZIO…
Una parola per me davvero piena di significato, una parola che riempie il vuoto, che svuota il pieno, che mi fa ESSERE e trovare CHI SONO.
Questo articolo sarà un paradosso infinito, passerò dal più al meno, dal bianco al nero… ma cercherò di farti arrivare al meglio questa mia interpretazione del silenzio.
La prima cosa che mi viene in mente è il ricordo di quando avevo 20 anni e stavo facendo il servizio militare…
Sono sul piazzale con il mio plotone, le trombe iniziano a suonare “il silenzio” (appunto), mi parte un brivido dietro la schiena incontrollabile, ma sicuramente molto piacevole; chi non l’ha mai sentito… lo cerchi… e lo ascolti. È Davvero unico (almeno per me).
Beh, chi ha provato le adunate sull’attenti durante l’alza bandiera conosce benissimo quel senso di ordine e disciplina che ovviamente appartiene al mondo militare, quello sguardo nel vuoto e quello strano controllo del corpo e della postura e tipo di linguaggio inusuale al quale ci dobbiamo adeguare.
Da qui mi collego al titolo dell’articolo:
“Il buon tacer non fu mai scritto”, una frase intensa che mi porta subito a riflettere su quanto sia importante non rispondere o parlare a caso, il fatto di non interrompere chi vuole comunicare qualcosa, la più alta forma di rispetto per chi sta interagendo con noi, un valore che negli ultimi anni si è perso.
Il lavoro che faccio nelle sessioni di coaching è quello di far dirigere l’attenzione alle persone su qualcosa di specifico e reale, su un risultato che si vuole ottenere, su quello che si vuole migliorare nella propria vita.
Seguimi, perché come ti avevo anticipato entriamo nel paradosso.
Attraverso il ReSonance, andremo a scoprire le tue percezioni corporee, come rispondi ai segnali dall’esterno interpreteremo il tuo linguaggio e il tuo silenzio durante il quale proverai a trovare le parole adatte per te per dirmi cosa vuoi veramente…
Io credo che il silenzio possa avere due direzioni: la prima quella di ascoltare e non parlare, stando concentrati a trovare cosa vogliamo comunicare, la seconda invece stare zitti, per paura di non essere adeguati a dire la cosa giusta e non trovare le parole corrette per esprimere i nostri sentimenti.
Le persone si dimenticano e faticano ad esprimere le proprie emozioni attraverso le parole, si sentono imbarazzate, ma non capiscono che dall’altra parte non sempre si può apprendere attraverso il solo linguaggio non verbale, a volte basterebbe davvero poco per fare chiarezza.
Alcune esperienze mi hanno insegnato che esprimere quello che si pensa e quello che si prova dopo un’accurata riflessione, è un acceleratore molto efficace per consolidare qualsiasi tipo di relazione, non bisogna darlo per scontato, amiamo tutti ricevere parole buone.
Il silenzio è sicuramente una parte del suono, mentre parliamo ogni pausa delinea la cadenza di come vogliamo farci capire, ogni silenzio è il collante tra un pensiero e l’altro, il silenzio sono parole che stanno per uscire.
Il silenzio è il nostro miglior alleato per concentrarci, ripulire il caos dentro e intorno a noi, ci permette di farci le domande più utili per una nostra crescita personale.
Se trovi domande interessanti e pensi ti sia utile il mio supporto, una consulenza sulla PERFORMANCE, contattami. Potrei essere per te un acceleratore per perseguire i tuoi risultati.