Devi rinunciare a ciò che sei, per diventare ciò che vuoi essere
(Albert Einstein)
Mattina di aprile, giornata bellissima, vado in giardino a leggere il libro che ho iniziato qualche settimana prima e stranamente, non è da me, ho lasciato in sospeso.
Solitamente inizio e finisco, ma stavolta è stato diverso, è stato necessario interrompere e riprendere per poter scrivere questo articolo.
Infatti, una volta individuato il mio angolo ideale, riprendo il segno, inizio il capitolo 7 e pronti via la prima frase è la citazione di un signore considerato il più importante fisico del XX secolo conosciuto al pubblico per l’equazione più famosa al mondo, e=mc2, premio Nobel per la fisica, leggi su elettromagnetismo, teoria della relatività, ecc.
Eccomi di nuovo fermo, ‘sto libro non s’ha da leggere, sono ipnotizzato da questa frase e la scrivo sul quaderno che ho con me. Inizio a scervellarmi su questo stupendo paradosso:
“Devi rinunciare a ciò che sei, per diventare ciò che vuoi essere”
Cerco di leggere questa frase come un’equazione fisica, stiamo parlando di Einstein, non esisteva ancora la programmazione neuro linguistica, e che io sappia lui non era neanche uno scrittore.
Rileggo e di matematico ci vedo poco ma decido di “sentire” cosa ci vuole dire questo mostro sacro e nella mia testa l’equazione inizia a prender forma.
Non posso far altro che rileggerla non in modo duale, o emisfero destro o emisfero sinistro, ma nella sua totalità e lasciare libero arbitrio alla mia comprensione.
Entro sempre più in profondità e l’istinto mi dice di separare i concetti, processarli uno alla volta e metterli insieme solo dopo.
Sono troppo preso da questa frase, non sono mere parole è un messaggio totale, il mio corpo si attiva, il diaframma si alza e inizio a percepire il mio respiro leggero mentre leggo: sì, sto per risolvere l’equazione, lo sento.
Con naturalezza capisco che devo partire dalla seconda parte per tradurre questo paradosso, mi concentro su: “per diventare ciò che vuoi essere”.
Quando sono in questa configurazione posso facilmente visualizzare cosa voglio essere o diventare, mi proietto avanti di dieci anni e, come un film che parte dalla fine, vedo dove sono, chi sono diventato, che stile di vita conduco, che persone frequento, tutto chiarissimo, oserei dire reale.
Una volta accettato questo modo di processare il paradosso la cosa incredibile è che nel tornare indietro mi soffermo sui particolari e rivedo i passi che ho fatto, le decisioni che ho preso mese dopo mese, giorno dopo giorno, fino a ritornare a quella mattina d’aprile al capitolo 7.
Perfetto, manca il primo pezzo, mi perderò in ragionamenti analitici?
Chiuderò il teorema?
Certamente, se facciamo sempre i soliti pensieri arriveremo sempre ai soliti risultati: ciò significa che dobbiamo cambiare perché siamo sbagliati?
Assolutamente no! Non perdiamo mai chi siamo, il Signor Einstein dice: “devi rinunciare a ciò che sei”. Significa prova uscire dal tuo schema e processa diversamente.
Ognuno di noi ha la possibilità di processare in modo diverso senza perdere la propria identità, sono nuovi cambi di paradigmi che vogliamo conoscere.
Tu ora mi potresti chiedere: “quindi? Come si fa?”.
Faremo insieme. Ci approcceremo all’equazione, non partendo dal problema da risolvere, ma trasformando il tuo filtro cognitivo dello stare nel mondo: da questa nuova posizione, ti sarà chiaro ciò che vuoi essere.